Anche se può sembrare impossibile, la risposta la danno i ragazzi del Cargo Market e la nuova (brillante) idea di We Make Market: sì, si può.
Dal Cargo Market al We Make Market è bastato il lampo di un’idea: un lampo lungo un lockdown che non ha, però, scoraggiato i ragazzi dopo l’ovvia cancellazione dell’edizione primaverile di marzo 2020. Ovvia poiché è stato forse il primo main event urbano a subire il contraccolpo della pandemia ancora non al massimo della sua forza, con tutte le conseguenze che questo ha comportato: il Cargo Market, realtà approdata a Genova nel settembre 2018 sulle ceneri ancora molto vive delle pratiche milanesi, è una realtà che basa la sua esistenza sull’eccellenza delle produzioni in esposizione e vendita, sull’alto artigianato a 360 ° ma anche e soprattutto sull’esperienza in sé, fatta dal prodotto, dai protagonisti, dalla musica, dal cibo e dalla location. Per chi non fosse mai passato: immaginate un luogo, magari industriale, in disuso o abbandono, animato per una due giorni di musica, market urbano e buon cibo. Si può. Beh, traslare in un linguaggio comprensibile e agibile al mondo dell’internet tutto questo, tutto un universo che si “tocca con mano” non è certo semplice. Eppure le due anime del Cargo, Alberto Ansaldo e Roberto Ranghieri hanno provato a dare una risposta il più semplice possibile, creando un nuovo team composto da amici genovesi e torinesi. Nasce, così, We Make Market con uno scopo ben preciso: ricreare quella realtà, arricchendola di opportunità e progetti in itere ma, uber alles, l’idea di sopravvivere alla vita post Covid19, alle nuove regole ed evoluzioni delle stesse. Il focus su cui si sviluppa il sito è fondamentalmente l’idea, romantica e propositiva, di generare un circuito che a sua volta crei una comunità a seconda dei diversi settori, sotto l’egida del marchio Market. Che sia, quindi, alto artigianato tessile, il regalo introvabile fatto a mano, l’utensile ricavato da materiale insolito o una proposta gastronomica creata apposta per l’occasione, poco importa. Tutto fa comunità e tutto fa, appunto, Market. In ambito enogastronomico, a dire la verità ancora scarno ma propositivo, da apripista ecco due pezzi da 90 del food & beverage smart: il Tiflis, locale simbolo del sano e consapevole utilizzo della brace in combo con l’eminenza della carnazza fornita da nientemenoche Sir Carlone The Butcher Ferrando e Mescite, quintessenza della vineria urban con opzione ricarica da sfuso e/o consumo in loco. Insomma, per partire, mangiare e bere ci sono. Ora sta a tutto quel mondo di pregio enogastronomico locale che abbia voglia di proporsi in una veste inedita ma assolutamente ben comprensibile: una vetrina, quindi, che non venda il boccone in sé quanto l’esperienza che sta prima, durante e dopo il famoso boccone o sorso. Ristoranti ma anche produttori e singoli chef, il mondo è vostro. Strizzando l’occhio al nazionale, We Make Market confida molto nella sfida gourmet online, ipotizzando piccole grandi nuove proposte che abbiano sfumature di Market. Nulla di più facile, dunque, dedicare serate a questo o quell’artigiano, in esposizione all’interno o nelle prossimità del ristorante preferito, perché l’occhio va a braccetto con la pancia ed entrambi vogliono la loro parte per creare l’Esperienza. Da seguire e da proporre, in attesa dell’ennesima buona idea dei due ragazzi prodigio a cui la risposta che seguirà, come sempre, sarà: sì, si può fare.