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giovedì, 6, Febbraio, 2025
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Non solo ambasciatori del pesto, ecco i ristoranti liguri a Roma

Non solo ambasciatori del pesto ma di tutta la gastronomia ligure che vanta numerosi piatti sempre più apprezzati in tutto il territorio italiano.

Ecco i ristoranti liguri a Roma, bandiere della tradizione culinaria della regione.

Pansoti, trenette, trofie, basilico, focaccia di Recco, olive taggiasche, salame Sant’Olcese, stoccafisso, Canestrelli e sciacchetrà.

Questi gli elementi dei menu dei ristoranti liguri a Roma.

Collocati prevalentemente nel centro storico della Capitale, i ristoranti genovesi vantano un’eccellenza soprattutto qualitativa.

Uno dei più prestigiosi è sicuramente “La Taverna Giulia”, in vico dell’Oro, che propone una cucina tipicamente regionale.

“Nonsolopasta” in via della Stelletta richiama, nel sottotitolo dell’insegna, la cucina ligure.

Tra i nomi di eccellenza anche “Maxelà” in via delle Coppelle, vicino a piazza Navona; ancora, “La Regola” a piazza San Paolo alla Regola privilegia la cucina romana; infine “Liguri@home” in piazza Camillo Finocchiaro Aprile, all’ampio, è un negozio di prodotti liguri, soprattutto docce, on consegne a domicilio.

La ristorazione ligure fa parte dell’iniziativa “I territori nel piatto”, lanciata dal sindacato datoriale Unsic a sostegno delle imprese del settore della ristorazione.

E’ caratterizzata proprio da un “censimento” della cucina tipica regionale a Roma, città simbolo di incontri e contaminazioni.

In un periodo difficilissimo, il sindacato ha voluto valorizzare l’identità e la storia dei tanti ristoranti, offrendo una vetrina gratuita on line a beneficio degli utenti e degli oltre tremila uffici dello stesso sindacato sparsi per il territorio.

Un elenco in costante evoluzione.

Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, spiega: “La difficile situazione del settore, specie in una città come Roma caratterizzata dal turismo internazionale, ci ha spinto a lanciare l’iniziativa ‘I territori nel piatto’ per valorizzare l’aspetto della cucina regionale dei circa 350 ristoranti censiti. Si tratta di un piccolo strumento di promozione gratuita che potrà essere utile soprattutto nella fase di ripresa. Come ricorda la Fipe, nel 2020 il settore ha perso 38 miliardi complessivi a causa di una chiusura media di 160 giorni, con un saldo negativo tra aperture e chiusure di 9.232 unità. I ristori hanno coperto molto parzialmente gli incassi perduti, più efficace p stato il credito di imposta del 60% per i canoni di locazione e del 30% per l’affitto ramo di azienda. Ma occorrerà moltiplicare iniziative e sforzi, lavorando soprattutto d’ingegno, per rilanciare tutto il settore turistico”.

 

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