Anche salami e mortadelle avranno l’etichetta del Made in Italy.
Entra in vigore l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza su salami, mortadella e prosciutto per sostenere la produzione italiana e smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana.
Lo ha fatto sapere Coldiretti che ha annunciato per domani, 31 gennaio, la scadenza della proroga di due mesi concessa dal Ministero dello Sviluppo economico per la piena applicazione del Decreto interministeriale sulle Disposizioni per “l’indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell’etichetta delle carni suine trasformate”.
Un tassello fondamentale per garantire la tracciabilità delle produzioni, la sicurezza alimentare e per sostenere le imprese di tutti i territori.
Il decreto sui salimi prevede che i produttori indichino in maniera chiara e leggibile sulle etichette le informazioni relative a paese di nascita, paese di allevamento e paese di macellazione dell’animale.
Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più stati membri dell’Unione Europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma “origine UE”, “Origine Extra UE” o “Origine UE ed Extra UE”.
E’ consentito lo smaltimento delle scorte fino a esaurimento.
Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. Pe scegliere salumi ottenuti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia basterà cercate la presenza esclusiva della scritta Origine Italia o la dicitura “100% italiano”.
Il presiedete della Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa affermano: “Un appuntamento storico per aiutare nella scelta l’82% degli italiani che con l’emergenza Covid vogliono riportare in tavola i prodotti Made in Italy per sostenere così le nostre imprese, l’economia e il lavoro del territorio. Il provvedimento è un grande passo avanti nella lotta alla concorrenze sleale dei falsi made in Italy, prodotti che, oltre a non essere soggetti ai nostri stessi controlli, minano troppo spesso il mercato delle produzioni locali. A preoccupare è infatti ancora l’invasione di cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di ‘pezzi’ che ogni anno si riversano nel nostro Pese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy. Purtroppo si stima che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta. Nella nostra regione la produzione di carne e derivati dagli allevamenti di suini è una produzione di nicchia, portata vanti ad una moltitudine di piccole aziende che sostengono i migliori standard di benessere degli animali, ottenendo perciò suoi prodotti d’eccellenza, tracciabili e garantite, svolgendo inoltre una funzione importante di recupero e presidio del territorio. La lotta per la massima trasparenza in etichetta può senza dubbio favorire la qualità delle nostre produzioni locali, e soprattutto in un momento così difficile per l’economia, è sempre più importante portare sul mercato il valore aggiunto delle nostre produzioni con l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti”.