Continua a far discutere il passaggio della Liguria nella fascia di rischio arancione già da domani, domenica 14 febbraio, decisione comunicata a poco più di 24 ore da San Valentino.
Un danno per i ristoratori che facevano affidamento proprio sul week end e sulla festa degli innamorati per risollevare, seppur molto parzialmente, le sorti delle loro attività.
Il tutto esaurito che hanno fatto registrare ristoranti e trattorie è stato solo un miraggio, cancellato dal passaggio della regione nella fascia di rischio moderato che prevede, tra le altre norme attuate, il divieto di accogliere i clienti all’interno dei locali effettuando solo servizio d’asporto o domicilio.
Una decisione che a Confragricoltura e Agriturist non va giù.
Proprio i presidenti liguri delle due associazioni, rispettivamente Luca De Michelis e Alessandra Cambiaso, hanno spiegato: “La decisione del Governo di far partire i 15 giorni di zona arancione per la Liguria alla vigilia di San Valentino è allucinante. Il nostro settore ricettivo e ristorati che è, al pari del turismo, dei ristoranti, dei bar, del canale Ho.Re.Ca. (Hotellerie, Ristorazione e Catering) dei luoghi di cultura e ricettività, il più danneggiato economicamente con perdite ormai su base annuale oltre l’80%; riceve nuovamente una mazzata inaccettabile”.
Confagricoltura e Agiturist Liguria, al pari delle aziende che rappresentano, sono consci che l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19 richiede sacrifici e sforzi immani da parte di tutti, e sono certamente a favore di tutte le misure di contenimento, prova ne sia che da subito le impese si sono dotate di tutti gli strumenti di protezione e hanno seguito attentamente tutte le regole impose dal CTS, con un investimento di denaro spesso sostenuto per adeguare gli ambienti.
A questo però è seguito un “massacro” che le due associazioni definiscono “inspiegabile e inaccettabile”.
Sottolinea ancora Alessandra Cambiaso: “Sinceramente è la disorganizzazione e l’improvvisazione che sono inaccettabili. Non si può comunicare alle aziende il venerdì sera che la domenica non potranno aprire. Moltissime nostre realtà, nel pieno rispetto della sicurezza e del distanziamento, avevano prenotazioni complete delle proprie strutture per la giornata di domenica 14 febbraio. Senza considerare che avevano già acquistato, o prodotto, tutte le provviste necessarie per accogliere a pranzo i clienti”.
“Non si capisce, ad esempio, – prosegue Cambiaso – perchè l’uscita dalla ‘zona gialla’ sia avvenuta con decorrenza alla domenica sera, mentre l’ingresso in ‘zona arancione’ avvenga a partire dalle ore 24 del sabato”.
Confagricoltura ed Agriturist Liguria hanno ancora sottolineato che risulta inaccettabile pensare che luoghi di assoluta sicurezza in quanto con ingressi contingentati, distanziamento e santificazione continua, come agriturismo, ristoranti, bar, musei e luoghi di cultura, siano considerati come “estremamente rischiosi” quando quotidianamente, mezzi di trasporti, autobus, strade e, in molti casi, esercizi commerciali, appaiono pieni di gente, luoghi di assembramento continuo e quindi certamente e nettamente più rischiosi.
“L’ennesimo ‘massacro’ alla ristorazione, al turismo ed alla cultura – chiude la nota – non è più accettabile, stante la pressoché mancanza di ‘veri’ sostegni, peraltro totalmente inadeguati a fronteggiare i danni economici patiti, in un Paese che dovrebbe ricordarsi che il proprio turismo, la propria cultura, il proprio agroalimentare, spesso consumato in loco, valgono in PIL una ‘doppia cifra’. E questo valore aggiunto non tornerà più indietro. E di discorsi e promesse le aziende sono, giustamente, stanche e stufe!”