Parte in Liguria il primo corso regionale di agricoltura sociale.
Ortoterapia, pet therapy, agri asilo, orti sociali, sono solo alcuni dei nuovi modelli socioeconomici che hanno come protagonista l’agricoltura e il suo ruolo nel mondo del welfare, dove entra con progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili della società che devono fronteggiarsi con la carenza di servizi alla persona.
Questi gli argomenti del corso organizzato da Coldiretti Liguria e gestito in modalità on line per via dell’emergenza da Covid-19.
Al corso prenderanno parte 20 imprese, tra società e ditte individuali, interessate al tema e in qualche caso già coinvolte in progetti di cooperazione o parternariati con soggetti di diversa natura.
Le attività riconosciute a favore delle cosiddette fasce deboli vanno dall’inclusione di persone con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare), ortoterapia, ippoterapia e altre attività con disabili fisici e psichici di diversa gravità , fino ad attività che seguono il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) oppure che puntano allo sviluppo di un’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, ecc.).
A proposito del corso, il presidente di Coldiretti Boeri e il delegato Confederale Rivarossa spiegano: “A un ventennio di distanza dalle legge di Orientamento ci troviamo oggi a sviluppare un interessante capitolo della multifunzionalità , ovvero l’agricoltura sociale che nelle sue varie declinazioni è in grado di valorizzare due grandi prerogative dell’agricoltura: l’accoglienza e la cura”.
Ancora: “Oggi più che mai, anche a seguito dei vari cambiamenti porti dalla situazione sanitaria, sono emerse le varie fragilità della società , in cui il concetto di comunità attraversa una profonda crisi; nuove esigenze nascono e cercano risposte a cui non sempre lo Stato con il suo sistema di welfare è in grado di sopperire. In questo l’azienda agricola può assumere un ruolo determinante dal momento che, attraverso l’agricoltura, si riescono a fornire opportunità e servizi alle fasce più deboli della società . Le nostre comunità rurali sono da sempre aperte all’inclusione: la vita in campagna è idonea a garantire contesti più naturali e accoglienti, ricchi di stimoli per dare alle fasce a rischio di emarginazione le migliori possibilità di crescita e di integrazione. Coldiretti, anche attraverso Fondazione Campagna Amica, crede profondamente in queste traiettorie di futuro e nella centralità dell’impresa agricola non solo come produttrice di cibo, ma come fulcro e come soggetto portatore di valori fondamentali quali la sostenibilità , non solo economica e ambientale, ma anche etica e sociale. L’augurio è quindi quello che questi momenti ancora di difficoltà e per alcuni di stop, possano essere un investimento, tramite la formazione la capacità imprenditoriale, per poter ripartire più forti di prima e fare dell’agricoltura e dell’agroalimentare la vera leva della ripresa”.