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venerdì, 24, Gennaio, 2025
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L’Oasi Hotel a Levanto ritrova i clienti: “Pensare a loro ci ha aiutati durante il lockdown”

Continuano i racconti lungo la riviera ligure di Basilico.it, storie di albergatori e di hotel che nei mesi più bui del lockdown hanno trovato la forza di resistere, nell’attesa di accogliere di nuovo i clienti più affezionati. Dopo il racconto dell’Hotel Albatros di Varigotti, oggi è la volta dell’Oasi Hotel a Levanto: un boutique hotel a conduzione famigliare incastonato nello splendido territorio della provincia di La Spezia. Sarà il lavoro di squadra di cui una famiglia è capace, o la speranza di tornare tutti alla normalità un giorno o l’altro: ciò che importa è che oggi l’Oasi Hotel di Levanto abbia riaperto le porte ai clienti, con l’entusiasmo e la qualità di sempre. Ci racconta tutto Silvia Moggia, direttrice e manager dell’Oasi Hotel.

L’Oasi Hotel a Levanto è nato nel 2008. È sempre stato il sogno dei miei genitori aprire un hotel e ad un certo punto della loro vita hanno deciso di renderlo realtà. Quando l’hotel ha aperto i battenti io lavoravo in Spagna da alcuni anni, ma poi ho deciso di tornare in Liguria per aiutare la mia famiglia nel loro lavoro. Attualmente loro gestiscono il ristorante mentre io mi occupo della gestione dell’hotel. L’Oasi Hotel è un boutique hotel di quattordici camere suddivise in quattro tipologie: questo perché io, i miei genitori e mio fratello abbiamo gusti differenti sullo stile dell’arredamento, così abbiamo deciso di dividercele e di arredarle secondo i nostri gusti. Questa cosa però è sempre piaciuta molto ai nostri clienti”.

Una delle camere dell’hotel

Avete presente il detto “Dentro la botte piccola c’è il vino buono”? Ecco, per l’Oasi Hotel vale la stessa regola: “Avendo un piccolo hotel e non potendo puntare sugli spazi, abbiamo concentrato le nostre attenzioni sui servizi: stagione dopo stagione, cerchiamo di aggiungerne sempre di nuovi. Si va dal corso di pesto al mortaio con degustazione, qualcosa di molto tradizionale, a servizi più incentrati sulla tecnologia: per esempio, cinque anni fa abbiamo tolto i telefoni fissi nelle camere e le abbiamo dotate di uno smartphone ciascuna. Lo smartphone ha anche un nome: si chiama Manet (sì, come il pittore), ha i dati e le chiamate internazionali illimitate, una chat diretta con la reception, audioguide e informazioni turistiche. L’ultimo servizio che abbiamo implementato è un sistema di voucher personalizzabile dal nostro sito web per regalare (o regalarsi, perché no?) un soggiorno presso l’Oasi Hotel. Dall’anno scorso abbiamo attivato anche il brunch della domenica dalle 11 alle 14.30: un tipico brunch anglosassone a cui abbiamo aggiunto tutti i prodotti del territorio, a cui la nostra struttura è molto legata“.

Il corso di pesto al mortaio all’Oasi Hotel

Sono i clienti la vera forza dell’Oasi Hotel, che durante il lockdown non ha smesso di pensare a loro nemmeno un giorno: “I nostri clienti sono in prevalenza turisti individuali, coppie o piccoli gruppi di amici, dai 25 anni agli over 60. Prima del Covid, la maggior parte della clientela era composta da stranieri tra canadesi, scandinavi e francesi, mentre adesso accogliamo molti più italiani. Ma non solo: si vedono anche olandesi, tedeschi e austriaci. Tutti i nostri clienti, dal primo all’ultimo, ci hanno dato negli anni un sacco di emozioni e soddisfazioni: la più grande però l’abbiamo vissuta durante il primo lockdown, dove eravamo letteralmente sommersi da mail e telefonate di clienti stranieri affezionati. Tutti volevano sapere se stessimo bene, questa cosa ci ha emozionati molto e ci ha dato la forza per andare avanti“.

I dettagli che fanno la differenza

Silvia ora sorride, ma dimenticare i mesi del lockdown è praticamente impossibile: “È stato un periodo vissuto ad alta tensione. In quel periodo abbiamo dovuto sospendere il mutuo, che ora dovremo pagare ancora per dodici anni. Senza contare il costo che la sospensione del mutuo comporta. Non sapevamo che dire al nostro staff e ai nostri fornitori, abbiamo vissuto mesi di ansie e pensieri. Ancora oggi nessun albergatore è certo di quando si potrà tornare alla normalità, siamo costretti a navigare ancora a vista. Senza dimenticare che in Italia norme e tassazioni cambiano continuamente, a prescindere dalla pandemia: questo rende quasi impossibile fare progetti su lungo termine. Abbiamo però la fortuna, come hotel, di trovarci in una località molto richiesta dal turismo e questo ci consente di lavorare a pieno regime nei periodi di apertura“.

L’Oasi Hotel e i suoi balconi

Ora è il momento di pensare ai progetti per l’immediato futuro. In questo, Silvia ha le idee molto chiare: “Avevamo in mente lo scorso anno di cambiare i bagni. Purtroppo con la pandemia il progetto è passato in secondo piano, chissà che questo non possa essere il periodo buono. Mi piacerebbe poi togliere la reception, per poter accogliere gli ospiti in altri luoghi dell’hotel, in giardino, sul divano… l’idea è quella di togliere ogni barriera tra noi e il cliente (pur mantenendo ancora le distanze imposte dal Covid e rispettando tutte le norme). Entro marzo 2022 spero di poter portare a termine il progetto, ci tengo molto. Da quest’anno abbiamo poi tolto tutta la plastica monouso dal nostro hotel, gli incarti delle saponette sono ora in bioplastica, gli spazzolini in bambù e fibra di cocco, le bottiglie sono tutte in vetro con vuoto a rendere. Vorrei poi che ogni posto macchina nel garage dell’hotel abbia una colonnina dedicata per le biciclette elettriche“.

Luci e atmosfera all’Oasi Hotel

Infine, come può Silvia non parlarci di cucina ed eccellenze gastronomiche? “Nel nostro hotel tutto ciò che può deliziare il palato dei clienti è a chilometro zero. Frutta e verdura vengono dal mercato o dal nostro orto. Saluti e formaggi sono selezioni consegnate dalla Cooperativa Val di Vara, le uova sono freschissime perché provengono tutte dalle nostre 21 galline! I nostri succhi di frutta sono estratti o centrifughe, abbiamo stabilito che ogni giorno chi è di turno alla reception ha carta bianca su quali succhi fare in base alle sue ispirazioni. Pane e focaccia, ovviamente, provengono dal nostro panificio locale di fiducia. È una scelta che deriva soprattutto dal mio essere molto attenta a ciò che mangio, so che anche i clienti se lo chiedono e vorrei dare loro il meglio, ogni giorno“.

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