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domenica, 1, Dicembre, 2024
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Ape nera del Ponente Ligure, un Presidio Slow Food da difendere. ApiLiguria: “Tuteliamo gli ecotipi locali”

L’eccellenza in Liguria è anche e soprattutto nelle piccole cose. Piccole, leggiadre, inevitabilmente fragili. Un po’ come un’ape, nata e cresciuta in Liguria, “forgiata” dal vento e dal clima mutevole del Ponente. Un’ape “di confine”, autoctona, da valorizzare e al contempo difendere: quell’ape, così piccola da essere invisibile a molti, si chiama Ape Nera del Ponente Ligure e da maggio 2021 è un nuovo Presidio Slow Food. Un presidio che nasce soprattutto per sostenere lo sforzo degli apicoltori locali nel preservare l’ape nera e sottolineare l’importanza della tutela degli ecotipi locali ancora presenti sul territorio. Ne parliamo con Fabrizio Zagni, apicoltore, tecnico apistico di ApiLiguria e referente dei tre produttori del presidio.

Fabrizio, perché un Presidio Slow Food dedicato all’Ape nera del Ponente Ligure? Di quale zona del Ponente ligure è tipica questa sottospecie e perché è così importante?
Il Presidio Slow Food per l’Ape nera del Ponente Ligure nasce con lo scopo di valorizzare questa ape autoctona, sia per renderne nota la sua esistenza sia come eccellenza tipica del territorio ligure e ovviamente, per proteggerla. Dall’inizio degli anni 2000 sono impegnato con la sezione imperiese dell’associazione Apiliguria nella tutela e nell’allevamento sostenibile dell’ape nera locale promuovendo pratiche apistiche che mettano al primo posto le esigenze di questa ape o ecotipo. Infatti, l’Ape Nera del Ponente Ligure esiste da millenni e trova rifugio proprio nelle valli che segnano il confine con la Francia ma anche in generale in tutto il territorio della provincia di Imperia. È quella striscia di territorio compreso tra le spiagge occidentali del mar Ligure e le creste delle Alpi Marittime (fino ai 1500 metri) che segnano il confine con la Francia e il Piemonte. È un’ape di confine, prevalentemente di aspetto nero con riflessi color cuoio. In questa zona le due sottospecie di api, “la bionda” (Apis mellifera ligustica), endemica della penisola italiana e l’ape nera (Apis mellifera mellifera) proveniente dalla Francia, si incontrano ibridandosi naturalmente da millenni dando vita all’Ape Nera del Ponente Ligure, prevalentemente Apis mellifera mellifera. Per tanti anni questa sottospecie è stata allevata dagli apicoltori locali, ma non è mai stata valorizzata né tutelata come avrebbe dovuto essere. Grazie al nostro lavoro silenzioso e costante, dei ricercatori e degli apicoltori che ci hanno seguito, oggi Slow Food ha riconosciuto il grande valore di quest’ape autoctona e ne ha voluto fare un Presidio.

Foto di Fabrizio Zagni

Quali sono i rischi principali per l’Ape nera del Ponente Ligure. Quali problematiche minacciano la sua esistenza?
L’Ape nera del Ponente ligure si contraddistingue per la sua resistenza: si è infatti adattata molto bene al microclima e alla flora locale, vola anche in condizioni climatiche avverse e sa gestire le sue risorse al meglio. Possiamo dire che sia stata “forgiata” dal territorio e dal clima ligure. Nonostante la sua resistenza, oggi i rischi a cui va incontro l’Ape Nera ponentina sono molteplici. Oltre agli effetti negativi del cambiamento climatico, della moderna agricoltura, l’uso dei pesticidi e dall’ormai nota Vespa Velutina dobbiamo aggiungere la costante introduzione di diverse sottospecie o ibridi commerciali di api nel nostro territorio. Il problema dell’introduzione di diverse sottospecie, a partire dal secondo dopoguerra, ne ha causato una graduale erosione genetica. Il conseguente rischio per la nostra Ape è facilmente descrivibile con un esempio: se io allevassi una razza di vacche accanto ad una fattoria dove viene allevata un’altra razza, non vi sarebbe nessun
problema, poiché ogni allevatore alleva le proprie vacche che si riprodurranno con i tori della propria razza. Quindi ogni stalla una razza certa. Con le api il discorso è diverso: i maschi delle api, i fuchi, volano, così come le regine vergini e si accoppiano in volo, dunque la dinamica non è controllabile dall’uomo, il cielo è la stalla dell’ape. Così facendo, il rischio per l’Ape Nera del Ponente Ligure è che l’ape regina venga fecondata dai maschi delle api delle altre sottospecie introdotte artificialmente, nel nostro areale, dall’uomo. Con questo nuovo Presidio Slow Food vogliamo quindi proteggere la nostra ape sensibilizzando quanti più apicoltori del ponente a praticare un’apicoltura responsabile, attenta a questa ape autoctona, che permetta alle api di attingere dal proprio corredo ancestrale le risorse necessarie ad affrontare le difficili sfide ambientali presenti e future. Molti apicoltori locali sono già sensibili a questa tematica e allevano da anni queste api constatandone ogni anno i vantaggi. Questi apicoltori, allevando da molti anni le stesse api locali agevolano il processo di adattamento ed evoluzione naturale. Nulla di complicato. Ogni apicoltore nel ponente ligure è di fatto un custode potenziale di questa ricchezza indispensabile, indisponibile e necessaria.

A rappresentare un pericolo per la vostra Ape nera non è solo l’erosione genetica. Quali sono le altre minacce?
I sistemi agrocolturali moderni, le colture intensive e monocolture, i pesticidi e i diserbanti usati anche nel piccolo orto o nel verde pubblico, l’uso indiscriminato del suolo e l’inquinamento sono fattori devastanti per gli equilibri su cui la natura si perpetua. Ed è ormai noto che gli insetti impollinatori sono alla base delle catene alimentari, compreso l’80% di quello che mangiamo. Se si rompe questo equilibrio crolla la nostra intera economia. Si fanno tante parole, si vogliono salvare le api dimenticando che stiamo devastando tutto il resto e facendo ben poco di concreto. La gente non è ancora abbastanza matura per pretendere dalla politica scelte importanti. Dal canto suo la politica,
occupata a cercare solo risultati elettorali immediati, non le cerca ne le attua perché poco vantaggiose e popolari. Un piccolo virus che ha paralizzato la nostra economia e ci ha feriti e umiliati, se abbiamo imparato qualche cosa lo dovremmo dimostrare concretamente subito con le nostre scelte politico-economiche. Ma qui mi fermo…
Gli effetti del cambiamento climatico si percepiscono violentemente anche in Liguria ed è, a mio parere, il fattore di rischio che sommato a tutti gli altri, sta segnando il declino delle api. Declino ormai evidente e dimostrato, non solo per l’Ape nera del Ponente Ligure, ma di tutti gli insetti fondamentali per l’equilibrio agroecologico ed ecologico. Negli ultimi anni il
fenomeno sta diventando ancora più evidente anche per chi non vive, come noi apicoltori, a
contatto le api e con la natura. Il cambiamento climatico fa sì che le specie arboree, come l’acacia e tutte le altre piante e fioriture, non producano più nettare. Questo avviene perché la pianta si trova costantemente in una condizione di stress. Il resto viene da sé ed è facilmente intuibile: non trovando nulla da mangiare, molte api selvatiche muoiono, sopravvivono solo quelle allevate. Altra minaccia per l’Ape Nera è rappresentata dall’acaro chiamato Varroa Destructor, la causa principale di tutti i mali degli apicoltori. È un acaro parassita delle api, quaranta anni fa coesisteva in equilibrio con l’Ape cerana presente in Asia. Poi però questo acaro è stato importato in tutti i continenti attraverso il commercio e gli scambi di colonie di api. Da questa disgrazia dovremmo aver appreso che sarebbe molto meglio allevare, per principio e per convenienza, api locali. Ma si sa, siamo una specie intelligente ma non impariamo volentieri dagli sbagli del passato.
Infine, ma non meno importante, la minaccia della Vespa Velutina è uno dei principali problemi per gli apicoltori del Ponente Ligure. È un insetto alieno, introdotto in Francia dalla Cina con il commercio internazionale di merci e dal 2013 è arrivata in provincia di Imperia. Si ciba in prevalenza di api mellifere e ogni anno ci distrugge centinaia di alveari. A livello locale, Regione Liguria nel 2020 ha sostenuto un progetto di applicazione di un metodo di
lotta sperimentale denominato Metodo-Z. Si tratta di un metodo di lotta integrato che ha dimostrato una grande efficacia ma che necessita, per essere applicato su larga scala, di investimenti per lo sviluppo, sperimentazione e autorizzazione dei dispositivi dedicati al Metodo-Z, capaci di lavorare automaticamente e di un protocollo d’uso. Nel mese di maggio 2021 l’Istituto Zooprofilattico di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta, con l’appoggio della Regione, ha presentato un progetto a livello nazionale basato sul Metodo-Z. Stiamo attendendo i risultati del bando nazionale al quale hanno partecipato altre istituzioni ed università su problematiche diverse, quindi è anche possibile che ci ritroveremo nella situazione assurda di avere un metodo di lotta efficace e testato ma senza risorse per poterlo implementare e applicare, lasciando di fatto, ancora una volta, gli apicoltori soli. In provincia di Imperia molti apicoltori disperati hanno perso tutte le api e abbandonano l’attività, ma chissà se, dopo 9 anni, ora che è arrivata in Toscana e Lombardia, qualcuno si
muoverà concretamente.

Foto di Fabrizio Zagni

Il nuovo Presidio Slow Food dell’Ape nera del Ponente Ligure è ben lontano dunque dall’essere un’operazione commerciale, è così?
È proprio così. Con il Presidio Slow Food per l’Ape nera del Ponente Ligure non vogliamo
proteggere il prodotto dell’ape, ovvero il miele, ma l’ape come insetto autoctono del Ponente Ligure, bene preziosissimo e non esportabile in altre regioni. Infatti sovente si pensa che il miele sia il prodotto più prezioso quando si parla di apicoltura, ma non è così, in realtà il bene più prezioso è l’ape stessa, proteggerla è un dovere per noi apicoltori, ma nel concreto le cose vanno sempre peggio. Senza l’impollinazione, il rischio è quello di compromettere gli attuali equilibri ambientali. Per noi, avere un’ape come Presidio rappresenta un riconoscimento molto importante, in questo caso si tutela una sottospecie animale e non un prodotto commerciale. Se poi gli apicoltori, per lo più piccole realtà, ne trarranno anche un beneficio economico, ne sarei contento e lo trovo anche giusto. Premiare chi lavora con etica, serietà e impegno porta sempre buoni frutti, è per me un motivo in più per migliorarsi e migliorare la società in generale.

Qual è dunque l’invito a tutti gli apicoltori locali del Ponente Ligure che allevano l’Ape nera? Quali sono le best practice da seguire?
L’invito agli apicoltori locali è semplicemente quello di allevare ciò che il loro territorio offre come patrimonio apistico, senza acquistare regine o sciami di sottospecie diverse dall’Ape autoctona. Un programma di miglioramento genetico è in progetto ma è necessaria la collaborazione e l’educazione a questa delicata tematica. Un altro invito è quello di partecipare ai programmi di formazione sull’apicoltura locale: come sezione di ApiLiguria Imperia stiamo portando avanti questo tipo di ideologia e di tutela della nostra ape anche attraverso la formazione e lo studio delle migliori pratiche apistiche e indagini analitiche. L’obiettivo è quello di fornire all’apicoltore locale i giusti mezzi per poter allevare un’ape locale che purtroppo non è più così facile da trovare anche a causa della Vespa velutina che ne sta decimando le colonie selvatiche. Alla lunga, un’ape adattata all’ambiente, come l’Ape nera del Ponente Ligure, sarà sempre un’ape in grado di affrontare le sfide ecologiche e ambientali che caratterizzano il nostro tempo e il nostro futuro. Accompagnamola in questa sfida, aiutandola senza stravolgerla. Dopo tutto, noi apicoltori ne siamo solo dei custodi temporanei.

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