Riomaggiore, Possaitara, Cinque Terre. Vigne che si tuffano nel mare.
Basterebbe questa prima veloce descrizione per chiudere gli occhi e immaginarsi un paesaggio da favola. Ma dal vivo, se è possibile, è ancora tutto più bello.
Heydi Samuele Bonanini è l’anima dell’Azienda Agricola Possa che ufficialmente nasce nel 2004, ma in realtà è il frutto di lunghi anni di recupero dei micro-particelle di terreno spesso senza padrone, di salvaguardia di varietà di uve autoctone quasi scomparse, della volontà di mantenere in piedi un sistema idrogeologico dal valore inestimabile.
Qui la natura esplode variegata e le vigne si alternano ad alberi da frutto, soprattutto agrumi, capperi, lavanda, cespugli di rosmarino ed elicriso, fichi d’india.
Il suolo è ricco di rocce e pietrisco, è necessario costruire terrazzamenti con muretti a secco, tutte le lavorazioni vengono fatte manualmente. È una attività fatta di fatica, rispetto per la natura, forza di volontà e senza dubbio passione. Non a caso si chiama viticultura eroica.
Anche la vendemmia non ha nulla di scontato. I grappoli di Bosco, Vermentino, Albarola, Rossese bianco, Piccabon, Canaiolo, Bonamico vengono trasportati via barca o con una monorotaia su per il versante.
I vini di Possa
Tutto questo impegno è però sempre ripagato. La vicinanza con il mare garantisce un ottimo microclima tutto l’anno e una maturazione dell’uva unica nel suo genere. Heydi ha saputo sapientemente valorizzare i frutti di tutto questo lavoro producendo vini unici che sono l’impronta del territorio.
Impossibile ad ogni sorso non immaginarsi proprio a Possaitara, seduti con le gambe a penzoloni da un muretto, accarezzati dal sole e dal vento.
Alcuni vini bianchi salini, freschi e di grande beva come Er Giancu e Il Principe Jacopo, un Metodo Ancestrale dedicato al figlio. Altri frutti di esperimenti come il Parmaea, da vermentino di uno dei pochissimi vigneti dell’isola di Palmaria.
Rossi profumati e mediterranei sapientemente fatti fermentare in legno di castagno come U Neigru.
E poi lo Sciacchetrà, l’oro delle Cinque Terre. Un passito di uve a bacca bianca (in questo caso Bosco e Rossese Bianco), famoso sin dai tempi degli antichi Romani, il cui grappolo viene sgranato manualmente acino per acino dopo l’appassimento. Heydi ne produce anche una versione che affina per 18 mesi in anfora e una riserva che riposa per 3 anni in barrique di pero.
Il nostro colpo di fulmine: Rosé d’Amour
Menzione d’onore per me va al Rosé d’Amour. Quando si parla di Cinque Terre difficilmente si pensa ad un vino rosato. E forse anche lo stesso Heydi non avrebbe mai immaginato di farlo. E invece, nel 2016, una importante grandinata distrusse tutta la produzione di Canaiolo, destinato di norma alla realizzazione del vino rosso. Fu allora che decise di utilizzare le uve a bacca nera rimanenti (Bonamico e Moscato Rosso) per la produzione di un rosato. Solo 800 bottiglie. Fu una grande intuizione. Il Rosè d’Amour è un vino sorprendente, profumatissimo al naso, snello e fresco in bocca. Non a caso quest’anno è stato l’unico rosato ligure premiato al Concorso Mondiale di Bruxelles Rosé Selection, oltre ad aver ottenuto la 5° posizione nella classifica 50 Top Italy Rosè.