È il momento di stappare novità nella cantina dei Viticoltori Ingauni ad Ortovero in Liguria, la cooperativa che raccoglie le uve di oltre 200 soci tra albenganese, Valle Arroscia, Andora e Diano Marina. E non si può non ammettere che la cooperativa ci sappia fare in quanto a storytelling e racconto dei loro prodotti sui social, in grado di rendere più frizzante e intrigante ogni creazione. L’ultima new entry dei Viticoltori ingauni porta il nome di Belkerus: un mix di Ormeasco e Granaccia per un vino rosso di grande struttura, profumi e sapori. Una sorta di “superligurian”, che i Viticoltori hanno presentato alle Prime di Vite in Riviera. Alla faccia di chi crede ancora che la Liguria non sia terra di rossi.
“Un progetto enologico che non è solo prodotto, abbiamo messo un sogno in bottiglia”,
raccontano i Viticoltori ingauni sulla loro pagina Facebook. E proprio qui si divertono da giorni a creare un alone di mistero attorno al nome del Belkerus. Sappiamo che è un vino corposo, fruttato, capace di stupire chi avrà la pazienza di aspettare per farlo invecchiare ancora. Ma perché il nome Belkerus per questo vino? A inizio luglio, i Viticoltori ingauni hanno pubblicato un post su Facebook in cui il mistero dietro il Belkerus sembrava potesse essere finalmente svelato. Eppure, ancora non la stavano raccontando giusta: la spiegazione del dio del vino degli antichi popoli liguri sembrava non reggere. E infatti…
https://www.facebook.com/109665657214286/photos/a.110530137127838/356882059159310/
Il mistero dietro il nome del Belkerus continua ad infittirsi e ad oggi ancora non è stato svelato. I più esperti, però, possono provare a indovinare commentando i post dei Viticoltori ingauni. Nel frattempo il Belkerus, come tutti i vini dei Viticoltori Ingauni, Pigato, Vermentino, Rossese, Granaccia, Ormeasco, le bollicine Piganò e Bolle Rosa, le grappe, l’olio extravergine di oliva, le confetture, ma anche cherry di Ormeasco e Vermouth di Pigato sono anche acquistabili online.