In Philadelphia, là dove i cittadini inseguono ancora il sogno americano, c’è una ragazza 31enne che ha pensato bene di inseguire il… sogno genovese: si chiama Gemma Richardson ed è stata nominata da poco ambasciatrice di Genova nel mondo. Vive in America ma conserva un pezzo di cuore a Genova, avendo vissuto per anni accanto a sua nonna materna genovese Annamaria. Così, all’indomani della pandemia, Gemma ha fatto quello che riteneva giusto: dedicare a sua nonna un food brand metà genovese e metà americano e iniziare a produrre pesto in America.
Nasce così AmorPesto, il pesto del brand “Love, Annamaria”. Oggi Gemma Richardson prepara e vende con amore il suo pesto a Philadelphia, per far conoscere anche in America la cultura e le eccellenze del territorio ligure. In una sua tappa a Genova, noi di Basilico.it l’abbiamo incontrata e abbiamo scambiato con lei due chiacchiere. E sì, parla un bellissimo italiano!
Gemma, parlaci un po’ di te: da dove deriva questa tua passione per il pesto?
“Che dire di me? È sempre difficile parlare di se stessi. Sono italo-americana, mia mamma infatti è di Genova e mio padre americano. Pur essendo nata e cresciuta a New York, ho sempre avuto la passione per la cucina genovese, una cucina poco conosciuta in America. Questa passione deriva proprio da mia mamma e mia nonna, che da piccola mi preparavano sempre la pasta al pesto e la focaccia: due eccellenze liguri, ormai diffuse in America… ma in Liguria è tutta un’altra cosa. Per gli americani la preparazione del pesto è qualcosa di molto flessibile, approssimativa, non certo come a Genova. Da sempre mi chiedo come sia possibile che la cucina genovese sia così poco conosciuta e valorizzata in America, è qualcosa di strano per me. La mia carriera passa attraverso il settore della ristorazione: ho lavorato in sala al ristorante Del Posto di Joe Bastianich e successivamente come sommelier. Poi però il Covid è arrivato a scuotere anche la mia vita. Avendo perso il lavoro, ho cercato di reinventarmi: all’inizio volevo aprire un ristorante genovese, poi però ho voluto seguire le orme della mia famiglia e ho iniziato a produrre il pesto”.
Il tuo nuovo food brand “Love, Annamaria” è un vero e proprio omaggio a tua nonna: che figura è stata per te?
“Mia nonna, Annamaria Carrari è un vero e proprio mito, una figura importante per me. È mancata nel 2009 e le sono rimasta molto affezionata. Quando ero piccola, mia mamma durante l’estate mi portava a Quarto, dove passavo tutte le giornate in compagnia di mia nonna, una persona molto solare e a suo modo moderna. In America è molto diffusa la figura romantica della nonna italiana che lavora la pasta a mano: per questo ho deciso di ispirarmi a lei e dedicarle quello che oggi è il mio brand. L’ho fatto anche per sentire mia nonna ancora più vicina. È un po’ come portarla con me ogni giorno”.
Quali sono stati gli step che ti hanno portato a creare il food brand “Love, Annamaria”?
“Il food brand Love Annamaria esiste nella mia mente da molti anni, in realtà. Nel 2018 sono tornata alla Cornell University per seguire un corso di ristorazione: nell’ambito di questo corso ho strutturato un business plan per un agriturismo, ispirato al territorio ligure. Da lì ho preso alcune ispirazioni per creare quella che è la mia attività oggi, ovvero la produzione di pesto genovese. È possibile acquistarlo online, ma lo vendo anche nei mercati in America, in occasione di alcuni eventi in collaborazione con ristoranti e locali. In autunno 2021 prenderanno il via anche le mie lezioni online di pesto al mortaio”.
In un vasetto del tuo pesto sono racchiuse tante cose: passione, ricerca delle proprie radici, amore verso tua nonna ma anche… le buone materie prime liguri!
“Nella preparazione del pesto di Love Annamaria seguo rigorosamente la ricetta ufficiale, senza scendere a compromessi sulle materie prime che posso importare dalla Liguria e dall’Italia: dal Parmigiano Reggiano stagionato 24 mesi al Fiore sardo, fino ai pinoli e all’olio. Sono sempre alla ricerca del basilico giusto per poter produrre il mio pesto, anche perchè in America non vi è una cultura così forte nella coltivazione del basilico. Per questo sono tornata in Liguria, per studiare a fondo la coltivazione del basilico e avviare alcune ricerche utili al mio nuovo lavoro”.
Come è vista oggi la cucina genovese in America?
“In America solo ultimamente si sta sviluppando una ricerca e un interessamento alla cucina regionale italiana. Agli occhi degli Americani ha una grande attrattiva la cucina della Toscana e del Lazio, tra vini e piatti tipici. Devo dire che la cucina ligure ancora non è conosciuta quanto meriterebbe. Ed è per questo che voglio portare alla luce la cucina ligure in America, renderle omaggio e valorizzarla il più possibile”.
Che idea ti sei potuta fare della ristorazione moderna grazie alle tue esperienze?
“Il mondo della ristorazione è stato stravolto con l’arrivo del Covid, ovviamente. Molte cose sono cambiate: da una parte le persone hanno capito quanto possa essere importante un’abitudine a prima vista banale come andare al ristorante. Dall’altra però credo che molti non riescano a capire davvero quanto sforzo, lavoro e passione possa esserci dietro un ristorante. Un ristorante non è solo un cuoco che prepara da mangiare, è un enorme lavoro di squadra. E poi credo che il servizio sia una componente fondamentale in un ristorante e in generale nella ristorazione moderna. Lo è in America, forse un po’ meno in Italia, ma trovo che il servizio contribuisca molto nel migliorare l’esperienza di un cliente”.
Ultimamente sei stata anche nominata Ambasciatrice di Genova nel mondo. Che emozione è stata?
“È stata una grande soddisfazione per me venire nominata ad aprile 2021 ambasciatrice di Genova nel mondo dal Sindaco di Genova Marco Bucci, perchè in fondo la mia attività è entrata nel vivo solo da qualche anno. Promuovo la mia Liguria nel mondo da sempre, ma ricevere questo importante riconoscimento è stato bellissimo, un’emozione unica. Rimango sempre la stessa persona, ma è bello potermi connettere ad un grande network di altri ambasciatori per portare avanti progetti significativi di valorizzazione del proprio territorio”.