Il futuro della nutrizione può essere sostenibile? Sì, grazie anche alle nuove frontiere del gusto che introducono l’utilizzo degli insetti in cucina. Bizzarro? Se anche fosse, Parigi è pur sempre ritenuto il posto in cui confluiscono le cose più inconsuete e impensate. E chissà che un giorno ci troveremo ad acquistare grilli, camole,
locuste, sui banchi dei mercati cittadini che tanto ispirano il fotografo. Sarà forse proprio per questo che si è scelta Parigi, precisamente la Seeeds Gallery, per ospitare la mostra fotografica temporanea Unique et/ou singulier.
Dal 18 al 21 novembre 2021, la mostra ha ospitato anche un po’ di Italia: 27 lavori, 27 artisti per 27 creazioni, tra i quali era presente anche il fotografo italiano (e genovese) Roberto Savio. Per lui, esporre nel cuore pulsante della Ville Lumière è stata l’occasione per mettersi in dialogo con artisti provenienti da tutto il mondo su temi d’indagine comuni: il cibo, l’arte, la fotografia. La Francia è il paese che ha dato i natali sia alla fotografia che alla gastronomia moderna: quale luogo migliore, dunque, per un progetto audace come #entomophagy che apre alla domanda: il futuro della nutrizione può essere sostenibile?
L’autore sceglie di titolare il suo lavoro inserendo l’#, come a presagirne l’aspetto di diffusione sempre più ampio e, coincidenza, proprio durante i giorni della mostra, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) dà il via libera, dopo le tarme della farina, anche al consumo alimentare delle locuste migratorie. Il tema della mostra Unique et/ou singulier, per cui il progetto è stato selezionato dal curatore Stéphane Bahic, assume un significato duplice a proposito dell’opera a tiratura singola Crème caramel aver Zophobas Morio. L’eccezionalità nell’accostare un dolce della tradizione come il Crème caramel a qualcosa di inatteso come le larve di coleottero, aprono a un discorso sul piano etico ed estetico ma anche gastronomico.
La cosa che stupisce è che, di fronte allo still life composto dal Roberto Savio, nulla stride. Perché, spiega il fotografo, il sapore di arachide tostata degli insetti scelti per questo piatto è un match assolutamente perfetto insieme al caramello. Un piatto commestibile, dunque, che non respinge, ma anzi avvicina al mondo di quelli generalmente considerati “cibi estremi”, ricordando che le nostre abitudini in merito al nostro modo di alimentarci sono dettate anche dalla cultura di appartenenza. Se a qualcuno è capitato di visitare città tradizionali in Oriente, ad esempio, non è risultato inconsueto imbattersi in “cibi di strada”
nella forma di spiedini di scorpioni, stelle marine e altre leccornie locali e scattare magari una fotografia. Qual è allora la sostanziale differenza? La ricerca, quella che serve in cucina e in arte, perché le cose possano considerarsi buone e ben fatte.