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venerdì, 17, Gennaio, 2025
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Fausto De Andreis – l’anarchico del Pigato

Chi è ligure e ama il vino, almeno una volta ha avuto la fortuna di incontrare Fausto De Andreis e questo incontro è avvenuto probabilmente a qualche fiera. Lo si riconosce perché sulla sua postazione dimorano decide e decine di bottiglie. Le tira fuori da sottobanco, poche alla volta, per poter fare assaggiare ogni sfaccettatura dei suoi vini.

Fausto De Andreis è la testa e l’anima di Rocche del Gatto, azienda vitivinicola di Salea, Albenga, e da oltre 60 vendemmie coltiva la sua passione per il vino, dando vita ad uno stile inconfondibile, fuori dagli schemi, che l’ha portato ad essere conosciuto come “l’anarchico del Pigato”.

Il suo obiettivo è quello di far trovare nel vino l’espressione del vitigno, vinificando in modo da permettere all’uva di trasferire il massimo delle sue caratteristiche nel prodotto finale. E così, per rispettare i sapori di una terra difficile da coltivare e talvolta aspra come quella ligure, fu uno dei primi a praticare lunghe macerazioni sulle bucce, sia per i bianchi che per i rossi, per estrarre tutte quelle sostanze aromatiche, minerali e tanniche delle uve che vengono vendemmiate solo a completa maturazione.

Utilizza lieviti autoctoni per attivare le fermentazioni anziché quelli selezionati, ma non solo. Tutti i vini, una volta terminata la fermentazione alcolica, effettuano anche la malolattica, che conferisce più struttura, corpo e longevità e permette di ottenere soprattutto un Pigato e un Vermentino inaspettati e con una potenziale evoluzione anche decennale.

È qui che risiede l’etica enologica di Rocche del Gatto: produrre vini diversi da quelli che si trovano sul mercato, spesso imbottigliati e venduti solo dopo pochi mesi dalla vendemmia. Vini che possiamo sicuramente definire di carattere e riconoscibili. Da servire a 15 gradi e non più freddi “perché un vino bianco non ha nulla da nascondere”.

Uomo da tutti definito testardo ma enormemente generoso, guida le sue degustazioni in cantina in maniera unica. Iniziando dalle vasche in acciaio dove i giovani Vermentino e Pigato sono ancora in movimento fino ad arrivare ad assaggiare annate molto – ma molto – più vecchie. Un’esperienza da provare in una soleggiata giornata di primavera (e da concludere con un ottimo pranzo al Bar Sport di Cisano sul Neva).

Il Vino: SPIGAU Crociata

Il Vermentino è un bravo solista, il Pigato è un’orchestra e lo Spigau è l’orchestra sinfonica” così dice Fausto. Non si può parlare di Rocche del Gatto senza raccontare dello Spigau.

Pigàu è il termine dialettale che identifica il Pigato, cioè l’uva che fa le “pighe”, piccole macchie nere che emergono sulla bacca a maturazione avvenuta. All’etichetta Pigàu, Fausto aggiunse una S e la parola “Crociata”, a testimoniare ironicamente la lotta contro la decisione di non riconoscere la DOC al suo vino che per la sua particolare lavorazione e per i suoi parametri organolettici non rientra negli standard identificativi del disciplinare.

Oggi lo Spigau è sicuramente uno dei vini più conosciuti e rappresentativi di Rocche del Gatto, da bere non prima dei tre anni dalla vendemmia e se possibile seduti ad un tavolo proprio con Fausto.

Elena Benacchio
Elena Benacchio
I miei colori preferiti? Giallo ambrato, rosso rubino e rosa chiaretto, ma sono di gusti difficili. Da buona genovese e sommelier spesso mi lamento quando il vino non è a temperatura. Il mio mantra? Non fidatevi di una persona che non ama il vino. Affascinata dalle esperienze dei produttori e dalla loro capacità di dare valore al territorio, amo andare alla ricerca di storie da raccontare e vini da assaggiare.

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