Il 2021 è stata un’annata difficile per l’olio ligure, per colpa di una produzione particolarmente scarsa. Ma la qualità c’è. Lo certifica anche la 23esima edizione della Guida agli Extravergini, edita da Slow Food (480 pagine, € 18), che offre uno spaccato dell’Italia dell’olio completo e ricco di particolari.
750 le realtà raccontate nell’edizione 2022, tra frantoi, aziende agricole e oleifici di cui 120 novità. Tra questi, solo 35 si sono meritati la Chiocciola, che indica le aziende che si distinguono per il modo in cui interpretano i valori produttivi (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con la filosofia Slow Food.
Tra gli altri riconoscimenti, il Grande Olio (72) viene attribuito agli extravergini che si sono distinti per particolari pregi dal punto di vista organolettico e perché ben rispecchiano territorio e cultivar. A queste caratteristiche, il premio Grande Olio Slow (107) aggiunge il riconoscimento rispetto all’applicazione di pratiche agronomiche sostenibili.
2021 in Liguria: poco olio, ma buono
Un’ennesima annata difficile, con dati eloquenti: la perdita complessiva in quantità si è attestata tra il 60% e il 90%, con alcune aree che hanno registrato addirittura una totale mancanza di olive. “Ancor più complicato è trovare le ragioni per una situazione pesante, perché ciò che è successo non è la ciclica annata di scarico, ma un incomprensibile andamento biologico dell’olivo, che ha visto un’abbondante fioritura in primavera e pochissimo frutto nel momento della raccolta, con una mancata fecondazione delle mignole – si legge nell’introduzione alla Liguria -. La gelata in aprile è la principale imputata ma, raccogliendo le voci dei produttori, non si hanno risposte certe e il pensiero che siano nuove strategie delle piante in risposta ai cambiamenti climatici rimane l’ipotesi più accreditata, con una ulteriore preoccupazione circa il dover affrontare in futuro un’eventuale situazione analoga“.
La guida però segnale un elemento positivo: è il crescente interesse per cultivar meno conosciute quali la Lavagnina, la Razzola, la Merlina, “oggi più spesso utilizzate in monocultivar dalle sfumature di grande personalità“.
Sono 15 gli oleifici recensiti in Liguria, ma nessuna chiocciola. C’è però un Grande Olio Slow Food, assegnato alla Lavagnina di Orseggi (Lavagna). Massiccia la presenza di aziende imperiesi, che si conferma la provincia di traino per l’olivicoltura ligure.
15 gli oleifici recensiti in Liguria
provincia di Imperia
• Patrizio Gamba (Apricale)
• Renato Labolani (Apricale)
• L’Uga Murella (Borghetto Arroscia)
• Daniele Maiano (Castelvittorio)
• 5F (Chiusanico)
• Liguria da gustare (Dolceacqua)
• Benza Frantoiano (Imperia)
• Paolo Cassini (Isolabona)
• Roberto Rebaudo (Pigna)
• Andrea Baldizzone (Sanremo)
• Monaci Templari (Seborga)
provincia di Genova
• Orseggi (Lavagna)
provincia di Savona
• Olio Pedro (Pietra Ligure)
provincia di La Spezia
• Lucchi e Guastalla (Santo Stefano Magra)
• Frantoio e Molino Ambrosini (Sarzana)