Non è forse vero che il tempo della festa, qualunque essa sia, è ancora più atteso anche per poter mangiare il dolce ad essa legato? Il Panettone a Natale, la Colomba a Pasqua; cibo e cultura vanno a braccetto, così ogni tempo festivo ha il suo dolce tradizionale e ogni luogo la sua specialità.
Eppure, in Valle Roja, si ha il caso di un dolce che trascende tempo e spazio; così buono e semplice da slegarsi dal tempo natalizio o pasquale, quando inizialmente veniva preparato. Ogni occasione è buona per mangiare la Turta di Luré: segna tutte le tappe dei riti religiosi locali, battesimi, cresime, sposalizi; anniversari, ritrovi di feste campagnole, sagre…Non vi è festa in cui non sia presente. Mia mamma la prepara ogni domenica!
Si tratta di una pasta lievitata al cui impasto vengono aggiunti uvetta, pinoli, zucchero e acqua di fiori d’arancio.
Fu impastata per la prima volta a fine 1800 da Luré, Lorenzo, fornaio di Breil-sur-Roya, nel lato francese della valle. Nei paesini francesi limitrofi si diffuse presto la stessa ricetta, ma alla pasta lievitata detta, crichente, vennero date forme diverse. La nostra versione ha la forma tradizionale della torta: rotonda come la luna, da cui la forma classica della torta per l’appunto discende.
Luré si trasferì in seguito nel centro storico di Ventimiglia, dove aprì il suo forno, U furno de Luré che rimase attivo passando di generazione in generazione fino al 1997. La profumatissima pasta lievitata non aveva ancora nome, venne chiamata semplicemente la torta di Lorenzo.
Il forno di Luré oggi è chiuso, ma la sua eredità è stata degnamente raccolta dai Ventimigliesi che ricordano il geniale fornaio impastando ancora la sua dolce invenzione.
Vuoi provare a fare la Torta di Luré a casa? Qui la ricetta!
© foto: Luca Grasso – www.fotocibiamo.com