C’era un tempo in cui, d’estate, i versanti dei monti intorno al villaggio medievale di Airole, nella Valle Roja, estremo Ponente Ligure, si tingevano di blu, blu di lavanda. Il suo profumo inebriante avvolgeva i raccoglitori di questo prezioso fiore che, in questi luoghi incantati fuori da tempo e spazio, lavoravano alacremente per mettere da parte il ricavato in vista dell’inverno. Ogni estate, grandi alambicchi troneggiavano maestosi sui terrazzamenti prospicienti il mare dove la lavanda era coltivata, per distillarne l’essenza subito dopo la raccolta. Era un lavoro faticoso, ma anche una festa per tutti gli airolesi. Le pregiate gocce di lavanda venivano acquistate dai raffinati profumieri di Grasse, in Francia, oppure partivano alla volta di Milano, trasportate in contenitori come quello in foto, conservato attualmente da un privato di Airole.

Ci troviamo a cavallo tra la prima metà del 1900 e il secondo Dopoguerra, la comunità locale partecipava con entusiasmo al rituale collettivo della raccolta, un momento di coesione sociale, culturale ed economica destinato a rimanere nel cuore delle genti liguri di Ponente. Molti anni dopo, il passo gentile di M.G. attraversa quei terrazzamenti dalla vista mozzafiato, che negli anni 1972/3 furono purtroppo teatro di un incendio terribile che distrusse le coltivazioni rischiando di cancellare per sempre un patrimonio culturale importante per gli airolesi, nonché per gli abitanti dei villaggi vicini.

I ricordi di M., per questi luoghi, sono come un’Araba Fenice. Sua nonna, mi racconta, raccoglieva qui la lavanda e la sua memoria le è così cara da riportare in vita una tradizione esanime. Intorno alle poche piante che si salvarono dal fuoco, M. con pazienza e amore ha iniziato a coltivare nuove piante, rinnovandole, replicandole, riportando un po’ di quel blu agli antichi splendori. Non si tratta di un’attività commerciale, ma una passione disinteressata, amore per la terra, per i ricordi legati alla famiglia ed al villaggio di Airole di cui è originaria.
I luoghi protagonisti della coltivazione della lavanda non si fermano al confine con Airole, ma toccano i vertici di un triangolo inscritto tra Ventimiglia, Pietra Ligure e Ormea. La lavanda in Liguria è eredità trasportata degli antichi romani che ne portavano piante ovunque giungessero per le conosciute proprietà medicamentose. Nel tempo, il suo utilizzo in Liguria è divenuto parte di una tradizione importante che Cesare Bollani, promotore appassionato delle bellezze culturali ed alimentari locali, ha deciso di fare riscoprire grazie ad un progetto nato nel 2014 “Lavanda della Riviera dei fiori”.

Bollani, insieme ad Andrea Curto, vivaista, e Franco Stalla, ibridatore, raccoglie nel suo progetto una serie di produttori di lavanda che possano salvaguardare un patrimonio culturale, recuperare le terre incolte abbandonate negli anni della corsa alla modernità, coinvolgere aziende e Comuni intorno ad un valore condiviso.
Tra i diversi tipi di lavanda promossi dal progetto, spicca la lavanda officinalis “Imperia” ibrido ottenuto dalla Lavandula angustifolia di Nava e dalla Imperial Gem. L’assenza del sentore canforato la rende particolarmente adatta all’uso in cucina ed è infatti questa una delle vie per la sua migliore promozione grazie alla collaborazione con alcuni chef italiani.
Per maggiori informazioni rimandiamo al sito internet: www.lavandarivieradeifiori.it