La siccità e i cambiamenti climatici hanno dimezzato il raccolto di miele in Italia e gli apicoltori sono costretti ad alimentare e a fornire acqua alle api per evitare la morte delle colonie. Il clima totalmente irregolare di questo 2022, con il suo surplus di eventi estremi, fra siccità e nubifragi, ha tagliato quasi della metà la produzione di miele in Italia, con le fioriture estive bruciate dal caldo o distrutte dalla grandine e le api allo stremo, costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento. È quanto emerge dal primo bilancio di Coldiretti sul miele Made in Italy nel 2022, con un raccolto complessivo praticamente dimezzato (-40%) rispetto al potenziale produttivo.
“Il risultato – precisa la Coldiretti – è una produzione Made in Italy intorno ai 13 milioni di kg: un dato che, nel complesso, si aggira fra i più bassi del decennio”.
Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati relativi al rapporto dell’Osservatorio Nazionale Miele, in Italia ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori, di cui oltre 2/3 hobbisti che producono per l’autoconsumo.
“Una situazione – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato confederale – sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua, con fioriture anticipate che, a loro volta, hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già a partire dai primi giorni di agosto”. Ma, oltre alla spallata del clima, in questo scenario i “pastori delle api” devono far fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio: i rincari non risparmiano nessuno.
“In Liguria – proseguono il Presidente ligure e il Delegato confederale – quest’anno sia il miele di acacia che quello di castagno hanno visto una produzione del 60% rispetto al potenziale produttivo, la cui totalità non viene, però, raggiunta da diverso tempo. L’unica differenza riscontrata tra le due varietà è che nel 2022 l’acacia ha comunque vissuto una crescita importante rispetto agli ultimi anni, mentre il castagno, soprattutto a causa della siccità, è andato in perdita. In entrambi i casi, comunque, i risultati migliori sono stati riscontrati più in alto, dove le piante hanno patito leggermente meno il caldo”.
In Italia si consuma circa mezzo kg di miele pro capite ogni anno. Un dato di poco inferiore alla media europea (600 grammi) e un terzo di quella tedesca (1,5 kg).
Il Belpaese, però, vince in biodiversità, con oltre 60 varietà che spaziano da quelli Dop, come il miele della Lunigiana, quello delle Dolomiti Bellunesi e il miele Varesino, fino a quelli speciali in barrique o aromatizzati: dal tiglio agli agrumi, dall’eucalipto all’acacia.
“Un patrimonio messo a rischio anche dalle importazioni dall’estero – continuano Boeri e Rivarossa – cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e che nel solo 2021 hanno raggiunto i 24 milioni di kg, di cui più della metà (14 milioni) provenivano da Ungheria, Romania e Ucraina, con quasi 2 vasetti su 3 pieni, in pratica, di prodotto straniero, come evidenzia la stessa analisi di Coldiretti, basata sui relativi dati Istat”.
In questo scenario, per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso anche di bassa qualità, occorre “verificare con attenzione l’origine in etichetta – concludono – oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, a differenza di quanto avviene, ad esempio, in Paesi come la Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria, fortemente sostenuta dalla Coldiretti”.
Nello specifico, la parola “Italia” deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre, nel caso in cui provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta dovrà riportare l’indicazione “Miscela di mieli originari della UE”, indicando altresì il nome di tutti gli Stati produttori. Se, invece, il miele proviene da Paesi extracomunitari, la confezione deve riportare la dicitura “Miscela di mieli non originari dell’UE” in caso di prodotto esclusivamente estero, “Miscela di mieli originari e non originari dell’UE” quando si tratta di un mix. In entrambi i casi, il nome dei Paesi produttori deve sempre essere precisato.