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sabato, 9, Novembre, 2024
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Cia Savona: “Riaperture fondamentali per la filiera del vino”

Produzione vitivinicola a Savona

E’ partita la fase delle riaperture e da ieri i ristoratori possono accogliere i clienti anche a cena solamente negli spazi esterni.

In attesa delle riaperture di tutti i servizi, che si prospettano per giugno secondo il DPCM firmato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, l’avvio di una fase con minori restrizioni sarò fondamentale per la filiera del vino e per la ripresa del settore vitivinicolo savonese.

E’ quanto afferma Cia Savona, spiegando che i benefici saranno portati dalla ristorazione dall’indotto complessivo del settore agroalimentare.

Il presidente provinciale Mirco Mastroianni, referente GIE Liguria per il settore vitivinicolo spiega: “Auspichiamo come Cia Savona che si possa riaprire in sicurezza anche nei local al chiuso, compatibilmente con la situazione sanitaria, sperando che con l’arrivo dell’estate possano trovare spazio anche manifestazioni enogastronomiche e degustazioni all’aperto”.

Ancora, nel corso di un confronto via Facebook sullo stato della viticoltura ligure, Mastroianni sottolinea: “Il mercato è ancora in un momento di stagnazione, per questo serve al più presto un forte segnale di ripresa. La distillazione di crisi non presenta vantaggi economici e c’è una scarsa presenza di tale prodotto”.

Criotiche anche sulla vendemmia verde che comporterebbe una riduzione di almeno il 15% delle rese delle uve Dop e Igp, in palese contrasto con quanto più volte richiesto e sollecitato dalle imprese savonesi e liguri per una maggior assegnazione di autorizzazioni a nuovi impianti, senza contare le rese insoddisfacenti e rimborsi che non tengono in considerazione gli elevati costi di produzione del vigneto in Liguria rispetto ad altre regioni: “Sono in molti che devono ancora ricevere gli indennizzi previsti – evidenzia ancora Mastroianni – Abbiamo poi sollevato problematiche su alcune misure UE, ancora penalizzanti per il settore savonese e ligure e che non si adattano alle necessità delle imprese del nostro territorio”.

Altro tema quello dello stoccaggio del vino invenduto: “Mancano centri adatti e a costi sostenibili per le aziende vitivinicole, dunque un altro aspetto che non porta alcun vantaggio concreto”.

“Attendiamo ancora un riscontro vero sull’ampliamento delle superfici destinate ai vigneti, servono certezze in quanto investire su un terreno deve portare a ricadute per le aziende. Esistono già superficie disponibili, tuttavia le richieste di Cia Savona e della Cia ligure sono rimaste ancora inascoltate: su questo chiederemo a breve un incontro con l’assessore regionale Alessandro Piana per sollecitare un aumento degli impianti e delle autorizzazioni”.

Quanto alla crisi nella commercializzazione e vendita dei vini: “Come detto il mercato deve ancora riprendersi compiutamente, anche la Brexit non ha certo aiutato. Un segnale positivo arriva dall’aumento delle vendite online: grazie a nuovi canali e piattaforme legate alle nuove tecnologie le aziende hanno potuto compensare una parte delle perdite, confermando che la domanda e la richiesta di vini d’eccellenza e di qualità sono ancora forti; certamente è una opportunità sempre più significativa, ma non può bastare”.

Il presidente provinciale Cia traccia anche un quadro complessivo su sfide e prospettive future, con riferimento alla stessa viticoltura 4.0: “I risultati della ricerca scientifica ora ci consentono di reagire ai rischi dei mutamenti climatici, abbiamo di fronte l’innovazione genetica e la viticoltura di precisione (viticoltura sostenibile e certificata con bassi costi di produzione), ma con l’obiettivo di avere sempre l’occhio puntato alle attese del consumatore. Ad esempio, grazie alla decriptazione del genoma possiamo avere vitigni resistenti alle malattie crittogamiche”. 

“Anche a livello locale dobbiamo puntare sulle applicazioni tecnologiche per migliorare le rese e la qualità del prodotto. Penso sia necessario anche un salto epocale sul fronte della comunicazione e del marketing, lavorare su un mirato riferimento territoriale, prevedere investimenti in tecnologia di supporto, reti di impresa e partnership commerciali, attuando in maniera strutturata le possibilità del digitale”.

Ancora: “Questo processo e questi indirizzi devono essere fatti propri da tutti gli ambiti della filiera della vino, dalla pianta della vite fino alla sua coltivazione, passando da macchinari, prodotti chimici, attrezzature, cantine, vinificatori, tini, botti, lieviti e altri prodotti per la fermentazione, l’imbottigliamento e l’etichettatura”.

“Per questo ritengo fondamentale – conclude Mastroianni – che il settore vitivinicolo, nell’ambito delle filiere agricole, sia inserito tra gli attori primari dei progetti di rilancio a livello europeo e nazionale: fondi, risorse e investimenti capaci non solo di far recuperare le drammatiche conseguenze della crisi Covid, ma traguardare a breve termine la conquista di nuovi mercati, valorizzando i Doc e Igp più noti con capacità di penetrazione all’estero, implementando quindi commercializzazione e vendite, una sfida da vincere a tutti i costi, per le nostre aziende, ma anche per la nostra economia e l’occupazione”.

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