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lunedì, 14, Ottobre, 2024
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Ristorazione a pezzi dopo un anno di pandemia: persa la metà delle nuove attività

Dehors in piazza Colombo

Un anno di pandemia con locali chiusi per lungo tempo e forti limitazioni, necessarie al contrasto della diffusione del virus, hanno lasciato il settore della ristorazione come un campo di battaglia.

Attività fallite, ma anche il 50% in meno delle nuove aperture.

Questo quanto emerge dal Rapporto Annuale sulla ristorazione in Italia per il 2020.

In 14 mesi sono stati bruciati il doppio dei posti di lavoro creati tra il 2013 e il 2019, con l’incertezza vero e proprio sentimento prevalente come dimostra, appunto, la riduzione del 50% del numero di nuove attività avviate nell’anno.

La crisi sta influenzando e non poco anche la domanda: consumi meno sofisticati e spesa alimentare domestica che non copre nemmeno il 20% di quanto perso con lo stop a bar e ristoranti.

I nuovi usi e consumi stanno portando gli imprenditori del settore a puntare su nuovi servizi digitali, sulla diversificazione dell’offerta e una migliorata qualità dei prodotti agroalimentari, oltre che su una cucina in grado di renderli riconoscibili e valorizzarli.

Per seguire questi cambiamenti, Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici esercizi ha deciso di affiancare il suo tradizionale rapporto annuale sulla ristorazione con una indagine sui prossimi mesi e sulle prospettive di ripartenza, realizzata in collaborazione con Bain & Company e TradeLab.

Alla presentazione dei due dossier ha presenziato anche il ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.

Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe Confcommercio, ha spiegato: “Dal primo lockdown a oggi gli imprenditori dei Pubblici Esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività  e una diffusa sensazione di accanimento dei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti. Ai primi 70 giorni di chiusura forzata, si sono aggiunti altri mesi di confusione normativa collegata all’interpretazione delle prescrizioni da adottare per l’esercizio delle attività, per poi cominciare, subito dopo l’estate, con il valzer dei colori: un caos istituzionalizzato che permane, a un anno dall’avvio della pandemia e a ormai sei mesi dall’avvio della campagna vaccinale. Eppure, nonostante tutto questo, l’85% degli imprenditori ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-pandemia, senza tuttavia l’illusione di tornare quelli di prima. gli imprenditori del settore hanno già cominciato un profondo processo di ripensamento e innovazione”.

Il presidente ha poi proseguito: “Le novità introdotte per le riaperture serali dei Pubblici Esercizi e lo spostamento del coprifuoco sono ulteriori importanti passi in avanti per il recupero della normalità operativa, prerequisito per dare prospettive di fiducia a imprenditori in grande difficoltà, sebbene rimanga la criticità per l’intrattenimento e le discoteche. Se a questo provvedimento – ha poi concluso – si aggiungessero nuovi sostegni per consentire la gestione delle contingenti drammatiche difficoltà e a trattenere l’occupazione del settore, arginando la pericolosa dispersione di competenze, si aprirebbero scenari di vero rilancio per il settore”.

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