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venerdì, 24, Gennaio, 2025
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Matteo Circella: spingere forte

La Liguria non è più un paese per vecchi, o quasi.
Lo sa bene anche Matteo Circella, neo-trentenne all’anagrafe, ma centenario nell’esperienza professionale. Matteo ha raggiunto traguardi che grandi professionisti del suo settore in attività pluridecennale, si sognano ancora adesso.
Ma facciamo un passo indietro.

Siamo a Campo di Ne, una frazione dell’entroterra di Levante, la bellissima Val Graveglia, ricca di natura ed artigianato. Matteo nasce -letteralmente- in una delle Premiate Trattorie Italiane da molti anni simbolo della Liguria buona: La Brinca.

Prima, durante e dopo gli studi (rilassati) in Economia e Commercio, si ritrova insieme al gemello Simone a lavorare al ristorante con parenti vari, ma guidato dal babbo e mentore Sergio Circella e dopo qualche bicchiere significativo, inizia a chiedersi se non possa essere il mondo del vino la sua strada.

Sommelier Professionista AIS, nel 2016 vince il concorso come miglior Sommelier di Liguria, nel 2021 il Premio Sommelier d’Italia per Michelin. È anche responsabile per la Liguria della Guida Slow Wine.

Scopro, intervistandolo, che parla tantissimo anche da sobrio.

Ciao Matteo, sei il personaggio di apertura di YLP voglio cominciare con il chiederti: cos’hai bevuto di buono oggi?

Grazie della domanda. Contando che è mezzogiorno, potrei raccontarti la mia colazione preferita con focaccia e bianchetta…
Invece posso dirti cosa ho bevuto in questi ultimi due giorni, perché sono andato a fare un mini tour a Montefalco in una realtà molto interessante.
Vedi il mondo del Sagrantino – un po’ come l’Aglianico – ci è semi sconosciuto, grandi vini italiani che specialmente al Nord Italia non consideriamo mai: forse perché ha super alcol, è molto tannico, spesso molto greve, ma piano piano stanno iniziando a farne di più snelli.
Un po’ come per il Barolo, ci stiamo abituando a bere vini che sono buoni giovani, vini sul frutto e non nella loro evoluzione. Oggi il mondo del vino è un po’ specchio dell’attualità, tutto veloce, tutto subito.

A proposito di veloce, raccontami in poche parole qual è stato il punto di svolta nel tuo lavoro, quello che ti ha permesso di raggiungere un traguardo così importante come il recente Premio Michelin Sommelier 2021, così giovane.

Non ne ho idea. Il premio mi è picchiato in testa, è stato un anno folle.
Il momento in cui ho capito che mi piaceva l’idea di fare bene questo lavoro me lo ricordo molto bene, era il lontano fine 2015. Ero a Genova, bighellonando e cercando di sopravvivere fra gli esami di Economia e capire cosa fare della mia vita.
Così nel 2016 –quello che definisco “il mio anno” – ho deciso di dedicarmi alla ristorazione in maniera più seria, ho iniziato a girare qualche cantina con mio padre, poi ho vinto il premio Miglior Sommelier di Liguria e pensa che sono anche riuscito a laurearmi!
Sono passato da fare il cameriere a consigliare il vino e ho assunto un po’ di sicurezza nel lavoro, ho sentito quel brividino di soddisfazione che mi ha fatto partire con convinzione e da lì quattro anni a spingere forte! (esclamazione ricorrente nel linguaggio Circelliano ndr).

Ho notato, da assidua frequentatrice, che negli ultimi anni l’età media della clientela della Brinca si è notevolmente ridotta, possiamo dare un po’ di merito anche a te?

Senza prendermi grandi meriti, penso che il fenomeno sia proprio a livello nazionale, i ragazzi già intorno ai 20 anni sono sempre più interessati a scoprire ristoranti, un po’ più coscienti di quello che mangiano e bevono, finiti i periodi di pizzate scolastiche ignoranti.
La Brinca si è evoluta per esempio nella cura degli impiattamenti, nel comunicare meglio le materie prime, ma di fatto il contenuto è lo stesso da sempre, perciò è proprio quello che percepiscono le persone ad aver fatto la differenza, l’interesse diverso.
Se poi ci aggiungi il vino diventa tutto ancora più figo.
Qui siamo anche in una zona dove ci sono tanti ragazzi giovani che hanno voglia di stare insieme intorno a un tavolo e creare un’atmosfera piacevole, a me della Brinca piace anche questo, quando a fine servizio ci si ritrova a parlare con tutte quelle persone che hanno voglia e interesse di ascoltare e condividere.

La Brinca sta diventando una realtà di tendenza a suo modo, come la vedi?

C’era già una struttura storica importante, che ha guadagnato tanti premi nel corso degli anni.
Indubbiamente in tempi più recenti il cambio generazionale che comunque si è appoggiato ad una base solida ha dato un ulteriore slancio, quindi io per la parte vini e mio fratello Simone per la parte cucina, responsabili di gestire la nostra parte.
Ognuno ha le sue mansioni, ognuno dà il meglio, abbiamo 30 anni e lì c’è lo scatto, il linguaggio attuale funziona, poi fra 10 anni chissà.

Ecco, se dovessi immaginare l’evoluzione della Brinca nel futuro?
Il fatto di essere così in alto ti spaventa o è una cosa che ti stimola?

Ti dico la verità non saprei immaginarla nel futuro.
Io credo che continuerà ad essere una realtà che funziona perché è sempre stata molto coerente con se stessa, che sia il tipo di cucina, unita all’esperienza globale, al percorso vini, penso che piacerà sempre perché le cose genuine che hanno un’identità difficilmente stufano. Le mode passano, le cose sincere rimangono. 

Al di fuori della Brinca, ci sono dei progetti tuoi che stai portando avanti?
So di una produzione vino nelle Cinque Terre se si può dire.

Certo che si può dire abbiamo già imbottigliato entrambi i vini, ti dico che uno si chiamerà Strazzabosco!
Circa un anno e mezzo fa ho dato vita al Movimento Agricolo, mettendo in contatto piccoli o piccolissimi produttori della regione, ragazzi che danno un po’ di respiro alla situazione nostrana e che si confrontano in gruppo sulle tecniche, sulle filosofie.
In questo caso siamo in tre, è una produzione molto piccola, ma molto promettente nella zona di Riomaggiore, oltre a me una già nota produttrice delle Cinque Terre ed un distributore che sa anche fare il vino. In pratica io sono quello che si sporca meno le mani.

Nel frattempo sto lavorando ad un nuovo e-commerce che speriamo di lanciare tra poco, che si chiamerà Vinove (con l’accento sulla e).
Per me l’obiettivo è arrivare alle persone, riuscire a raggiungere anche quel pubblico ancora disinteressato a cui è difficile arrivare proprio perché non esiste una comunicazione in grado di andare oltre al tuo circuito, pensa a come funzionano i social che ti mostrano solo i contenuti legati ai tuoi interessi…
Quindi ho pensato che un metodo diverso potesse essere vendere vino online, con una selezione vini piuttosto ristretta, attraverso le storie di chi lo fa, quindi lavoreremo tanto sul video-storytelling. 

Bene, visto che come avrai intuito siamo un magazine che parla solo di Liguria, ti farò una domanda che diventerà di rito in YLP: hai mai pensato di andartene lontano?

Sì quando ero molto giovane, prima di iscrivermi all’università, avevo sta passione per il Sud Africa, ma è durata pochissimo.
Poi volevo imparare a fare il vino, ma quando ho visto che la terra è bassa e chiede fatica, ho pensato che era meglio berlo, il vino.
In concreto non ho mai avuto veri motivi per andare via, pensa che in tutti questi anni non ho mai lavorato in un posto diverso dalla Brinca, a differenza di mio fratello Simone che qualche esperienza in giro l’ha fatta, ma sono ancora in tempo…

Beh questo dimostra comunque un tuo forte attaccamento al territorio, se dovessi descrivere la tua terra in 3 parole, quali sarebbero e perchè?

Ti racconto un aneddoto.
Quando ho iniziato il percorso in Slow Wine, c’era il curatore che era una persona piuttosto agée e aveva un’idea di Liguria molto “classica” quindi vini precisi, puliti, i personaggi che gli stavano sulle palle fuori e via così, la vecchia scuola.
Poi sono diventato io responsabile ed il percorso è iniziato nell’ottica di cambiare lo sguardo della squadra e il modo di raccontare la Liguria, io stesso sono cambiato tanto negli ultimi anni, attraverso il contatto vero con i produttori.
Cioè basta degustazioni, sì ok assaggio, ma ti voglio parlare, voglio che mi racconti in cosa credi, come ti comporti…e così il vino è raccontato attraverso le persone, non solo attraverso un assaggio.
Non esagero se dico che oggi la Liguria a livello di racconto di Guida è una delle 3 regioni più interessanti in Italia, quest’anno con un’ulteriore marcia in più perché raccontiamo anche tutti quei giovani ragazzi che non hanno una scheda dedicata, ma di cui possiamo comunque parlare.

Tutto questo per dire che una parola è sicuramente ENERGIA (altra ricorrenza nel linguaggio Circelliano ndr), perché nonostante l’immobilismo burocratico c’è gente che ha voglia di spingere.

Un’altra parola è VIVA, perché la Liguria ha voglia di emergere.

La terza è SORPRENDENTE, perché è il contrario di quello che si pensa sempre dall’esterno: tutti dicono che siamo chiusi, ma è un po’ come per i vini ridotti, la riduzione è complessità aromatica!
Bisogna essere sempre in due a parlare, se arrivi e pretendi il ligure ti dà fino a un certo punto, siamo gente di grande complessità, ma che ha voglia di condividere.
Il problema, però, come dicevo è l’immobilismo delle generazioni precedenti, quando fatichi a trovare un pezzo di terra da coltivare, perché se le tengono strette per non farci niente. Ecco vorrei dire che nonostante questo, conquisteremo il mondo lo stesso, #VDM !

Beatrice Tarizzo
Beatrice Tarizzo
Bea, sui social bibibonza, ho un gatto sulla clavicola ed un mortaio sul braccio. Dopo anni passati (a mangiare) in giro per l’Italia ho deciso di tornare alla terrà natìa per la nostalgia di focaccia, acciughe e scirocco. La liguritudine è diventato il mio stile di vita e ne ho fatto un lavoro.

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